Confesso che a me la settima stagione di Game of Thrones è piaciuta. Certo, i puristi potranno averla trovata più scontata e banale rispetto alle precedenti, più prevedibile. Non ci sono morti illustri, tanto per cominciare, a meno di non voler considerare tali la morte di Viserion, con il suo relativo passaggio al lato oscuro, e il crollo della barriera con cui si chiude la stagione. Pure, comunque, non mi sembrano cotiche.
Anche le vicende dei personaggi sono andate tutte più o meno nella direzione che noi spettatori ci aspettavamo, o ci auguravamo (andiamo, chi non ha fatto il tifo perché Jon e Daenerys si facessero il filo?), e anche questa è una prima volta.
Credo che il cambio di rotta, evidente rispetto alle passate stagioni, sia dovuto all’esaurimento dei romanzi. A quanto pare, infatti, con questa stagione gli eventi della serie hanno superato quelli presenti nel ciclo di Martin, e questo ha rappresentato per alcuni un “abbassamento” dei toni e della qualità. Io tuttavia non sarei così severo.
Magari, in assenza della traccia del maestro, soggettisti e sceneggiatori hanno approfittato per concedere a noi spettatori, ancora traumatizzati dalle nozze rosse e da tutte le crudeltà che abbiamo dovuto ingoiare negli anni passati (vogliamo parlare di quel che abbiamo dovuto sopportare per colpa di Ramsey Bolton?), un po’ di respiro.
Così mi sembra sia aumentato il livello di azione – se non ricordo male, a eccezione della prima puntata in questa serie c’è almeno uno scontro armato in ogni episodio – e diminuito quello dell’intrigo politico, ridotto alle trame un po’ logore di Ditocorto per venire a capo del Nord. I gusti sono gusti, naturalmente, ma a me questa svolta è piaciuta. Diciamo che ne sentivo il bisogno. Mi serviva un po’ di azione e di sana prevedibilità, di buoni che vincono quando tutti si aspettano che lo facciano, per prepararmi all’inevitabile, vale a dire alle morti illustri che – sono sicuro – costelleranno la grande guerra. D’altronde, se non fosse così, se non ci prendesse a cazzotti nello stomaco quando meno ce lo aspettiamo, non sarebbe il Game of Thrones. Ad ogni modo, per una disquisizione più competente sui temi alti della serie, qui c’è una bella recensione che condivido (https://www.wired.it/play/televisione/2017/08/24/game-of-thrones-giocattolo-massa/).
Andando invece un po’ a spasso per dettagli più alla mia altezza (come direbbe Tyrion), le voci sulla vera identità di Jon Snow circolavano fin dalla sua risurrezione – quella sì, un po’ prevedibile – all’inizio della sesta stagione. Non solo è un Targaryen, ma è addirittura l’erede legittimo del trono di spade, primo in linea di successione. Chissà come la prenderà Daenerys quando lo verrà a sapere. Io avrei preferito che restasse uno Stark. Insomma, prima di tutto uno Stark. Non solo perché è la mia casata preferita (il ghiaccio, il Nord, i metalupi, l’inverno sta arrivando, ma vogliamo mettere), ma anche perché i pasticciacci familiari non li ho mai amati, nemmeno in Guerre Stellari, figuriamoci.
Comunque questa è la stagione delle buone notizie da Grande Inverno, dopo interminabili anni di esili, torture e patimenti. Era ora. Sono contento che Sansa abbia finalmente trovato il cervello per liberarsi di Ditocorto. La scena del processo l’ho trovata pure bella e niente affatto scontata. Hai visto mai che sia lei, la futura regina del Nord? Mi è piaciuto anche il compimento della parabola di Arya: non vedevo l’ora di vederla nella versione Terminator e non mi ha deluso. Mi chiedo solo cosa succederà quando il prossimo nome sulla lista sarà quello del Mastino. Ho però idea che salterà un turno e che il meno brutto dei Clegane sia destinato a trovare la redenzione definitiva nella battaglia contro il Re della Notte.
Ma sono molte le domande che mi terranno in trepidante attesa della stagione otto. La prima è: chi vincerà il confronto tra i draghi? La sorte di Rhaegal mi sembra segnata, anche se pare il drago destinato a essere cavalcato da Jon, ma quella di Drogon? Riuscirà a battere il suo fratello risvegliato? Mi sembra l’unico che può farlo, ma prevedo un sanguinoso sacrificio all’orizzonte. Ci sarà da sputare il sangue, oltre che il fuoco.
E poi altre domande, magari meno pregnanti ma comunque importanti. Per esempio, quando e come riapparirà Melisandre? Sarà nuda o vestita? Che ruolo avranno i Dothraki nella Grande Guerra, a parte lanciare sguardi torvi agli interlocutori di Daenerys? Immagino che ne avranno uno, o si saranno sobbarcati inutilmente la sfacchinata di arrivare a Westeros. Ma più di tutto, Missandei sposerà Verme Grigio? Se non lo fa, sposerebbe me? Non sarò un grande guerriero ma almeno, come dire, sono integro (nei limiti…).
E infine, la domanda delle domande: quando tutto sarà finito, chi siederà sul trono di spade? Io un’idea ce l’avrei…
