Segnalo qui un interessante articolo su quella che in Italia chiamiamo da un po’ “mascolinità tossica”. Si parla dell’America ma sulle ragioni e sulle alternative non mi sembra che ci siano molte differenze.
I dodici apostoli
Tranquilli, la religione non c’entra. Parliamo, semplicemente, di libri. Non libri qualsiasi, ma quelli che ti seguono ovunque, sempre, in qualsiasi luogo la vita ti porti. Quelli che sono sempre con te, che non arretrano, non ti abbandonano, non lasciano il posto ad altri. Come apostoli, appunto.
Il fatto è che ho fatto tanti traslochi, in questi anni. A volte per scelta, a volte per necessità, e ogni volta mi si è posto il problema dei libri. Lo conoscete anche voi, se almeno una volta vi è capitato di spostarvi in una casa nuova. Li porto con me? Li lascio? E quali porto? Quali lascio? Non è mai stata una scelta facile.
Never flinch
Il mio libro del mese è Never flinch. La lotteria degli innocenti, di Stephen King, fresco di stampa.
Il romanzo conferma l’impressione che avevo avuto mesi fa leggendo i racconti di You like it darker: King è in ottima forma e sta invecchiando molto bene.
Dopo un periodo di flessione, dove romanzi come L’istituto o Billy Summers sapevano un po’ troppo di vecchio mestierante, di libri scritti “per contratto”, con le opere di questo ultimo anno e mezzo King ritorna molto vicino al suo antico splendore: una scrittura diretta ed efficace e una storia che corre dritta dall’inizio alla fine senza troppi fronzoli. Nonostante il romanzo tocchi le 500 pagine, infatti, non ho mai avuto la sensazione che le cose stessero andando per le lunghe.
L’Usignolo
L’Usignolo è il primo libro di Kristin Hannah, l’autrice de La stagione del coraggio, uno dei libri che in questi ultimi due anni mi è piaciuto di più. E così, poichè, a quanto pare, si tratta del suo primo grande successo, del romanzo che l’ha fatta conoscere al grande pubblico, ho deciso di leggerlo.
Mi ci sono avvicinato con grande curiosità ma, confesso, all’inizio ho provato un po’ di delusione. Rispetto a La stagione del coraggio, infatti, mi è sembrato di leggere lo stesso libro, solo ambientato in un’altra guerra: il primo in Vietnam, il secondo nella Francia occupata dai nazisti, durante la seconda guerra mondiale. Ma la protagonista sembra essere la stessa, così come la struttura del libro: una ragazza forte che, contro tutte le aspettative e le convenzioni sociali decide di fare la sua parte e di partecipare attivamente alla guerra, rivelando nel corso degli eventi una determinazione e un eroismo superiori a quelli di molti uomini. Lì si tratta di un’infermiera, qui di una “passeuse”, una ragazza che aiuta i soldati alleati – o meglio, i piloti alleati abbattuti e non ancora catturati – a superare i confini della Francia occupata per trovare rifugio nella zona libera o in Spagna. Per la verità, le protagoniste in questo romanzo sono due: Isabelle, la passeuse, e sua sorella Vianne, che è il personaggio che durante il romanzo cambia di più e, di conseguenza, forse risulta anche più interessante.
Il casale in Toscana
Io e Jonne facciamo spesso un sogno ad occhi aperti. Se avessimo abbastanza soldi – diciamola tutta, se fossimo abbastanza ricchi – ci piacerebbe comprare un casale in Toscana. Lo so, è un’idea tanto originale quanto quella di mollare il lavoro e aprire un chiringuito su una spiaggia nel Golfo del Messico, ma noi siamo persone così, alla buona, con sogni semplici.
E quindi, il casale. Che farei meglio a definire “il borgo”. Eh sì, perché il casale sognato ha caratteristiche non propriamente minimaliste: un blocco centrale adibito a casa padronale (indovinate per chi?), con una cucina che occupi gran parte del pian terreno – grande abbastanza, per capirci, da competere con quella delle grandi abbazie medievali: uno spazio sfacciato, con l’isola di cottura al centro, mille mila fuochi, e piani di lavoro, lavelli, frigoriferi e credenze ciclopiche allineate lungo le pareti. Poi ampi saloni dedicati alla zona conversazione, al pranzo e alla televisione. Gli spazi, diciamo così, della vita in comune. Tutte le camere private (va da sé, direi) sarebbero al piano di sopra, meglio se dotate di terrazzino.
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