Quarantena Blues

Ho aspettato un po’, prima di scrivere questo post. Per la precisione, ho aspettato che le mie sensazioni di fronte alla fine della quarantena fossero chiare.

In questi giorni ho annusato, con stati d’animo contrastanti, l’aria di quella che dovrebbe essere la nostra “nuova normalità”. Detto tra noi, mi è sembrato che di nuovo non ci fosse proprio nulla. Al secondo weekend di riapertura e a un passo dalla nuova “liberalizzazione” delle frontiere regionali, mi sembra che, tolti l’obbligo di indossare la mascherina e la farsa della distanza di sicurezza, la vita dopo il Covid sia esattamente uguale a quella che era prima.

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Il piacere di cucinare e basta

Nonostante lo smart working, in questo periodo di quarantena ho inevitabilmente più tempo per fare cose che, di solito, non faccio, vuoi per mancanza di tempo, vuoi perché – preso da altro – mi passano di mente.

Una di queste è cucinare. Intendiamoci, non sono uno chef e nemmeno il depositario di raffinate ricette innovative. Sono un maschio adulto medio, in grado di preparare in piatto di pasta con una certa varietà di sughi in modo accettabile, qualche antipasto appena più elaborato delle bruschette al pomodoro, e che deve fare ancora un po’ di pratica con i secondi e, soprattutto, con i dolci. So fare una frittata (in tutti i sensi, direbbe qualcuno, e anche più di una alla volta), cuocere un hamburger e infornare i bastoncini Findus, condire un’insalata senza esagerare con il limone, o l’aceto, o il sale, e poco altro. Insomma, un livello basic, forse un intermediate di basso profilo, se guardiamo alla buona volontà, e non molto di più.

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La virtù dei forti

In queste mattine, la risposta più immediata alle nuove misure restrittive emanate da Governo e Regioni è stata la formazione di interminabili code davanti ai supermercati. Ovunque. In Lombardia e nel resto d’Italia. Code ordinate, certo, con le persone tutte più o meno a un metro di distanza, tutte più o meno con guanti e mascherine. Eppure tutti là. Comunque vicini. Un’atavica paura della fame, di restare privi del necessario, appena più controllata di quella esplosa qualche settimana fa alla notizia dei primi contagi.

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