Never flinch

Il mio libro del mese è Never flinch. La lotteria degli innocenti, di Stephen King, fresco di stampa.

Il romanzo conferma l’impressione che avevo avuto mesi fa leggendo i racconti di You like it darker: King è in ottima forma e sta invecchiando molto bene.

Dopo un periodo di flessione, dove romanzi come L’istituto o Billy Summers sapevano un po’ troppo di vecchio mestierante, di libri scritti “per contratto”, con le opere di questo ultimo anno e mezzo King ritorna molto vicino al suo antico splendore: una scrittura diretta ed efficace e una storia che corre dritta dall’inizio alla fine senza troppi fronzoli. Nonostante il romanzo tocchi le 500 pagine, infatti, non ho mai avuto la sensazione che le cose stessero andando per le lunghe.  

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L’Usignolo

L’Usignolo è il primo libro di Kristin Hannah, l’autrice de La stagione del coraggio, uno dei libri che in questi ultimi due anni mi è piaciuto di più. E così, poichè, a quanto pare, si tratta del suo primo grande successo, del romanzo che l’ha fatta conoscere al grande pubblico, ho deciso di leggerlo.

Mi ci sono avvicinato con grande curiosità ma, confesso, all’inizio ho provato un po’ di delusione. Rispetto a La stagione del coraggio, infatti, mi è sembrato di leggere lo stesso libro, solo ambientato in un’altra guerra: il primo in Vietnam, il secondo nella Francia occupata dai nazisti, durante la seconda guerra mondiale. Ma la protagonista sembra essere la stessa, così come la struttura del libro: una ragazza forte che, contro tutte le aspettative e le convenzioni sociali decide di fare la sua parte e di partecipare attivamente alla guerra, rivelando nel corso degli eventi una determinazione e un eroismo superiori a quelli di molti uomini. Lì si tratta di un’infermiera, qui di una “passeuse”, una ragazza che aiuta i soldati alleati – o meglio, i piloti alleati abbattuti e non ancora catturati – a superare i confini della Francia occupata per trovare rifugio nella zona libera o in Spagna. Per la verità, le protagoniste in questo romanzo sono due: Isabelle, la passeuse, e sua sorella Vianne, che è il personaggio che durante il romanzo cambia di più e, di conseguenza, forse risulta anche più interessante. 

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Leggendo Il silenzio

“È vero che facciamo tutti parte di un continente, ma dobbiamo anche renderci conto delle potenzialità di essere un’isola.”

A volte penso che la mia attrazione per la solitudine, la mia diffidenza per i riti della socialità, o meglio per la loro sovrabbondanza, siano in qualche modo legate a una forma di disadattamento. Sono, in fondo, una persona timida e introversa, con un livello non sempre adeguato di autostima.

Poi mi imbatto in libri di persone parecchio diverse da me, persone coraggiose, che fanno cose fuori dal comune che io non farei mai, come, per esempio, andare da soli al Polo Sud.

È il caso di questo Erling Kagge, un norvegese che è stato il primo uomo a raggiungere il Polo Sud in solitaria e il primo a raggiungere i tre Poli, cioè il Polo Nord, il Polo Sud e una cima dell’Everest. Mica cotiche!

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Effetto città

Leggo un libro sulla città. La quarta di copertina recita “La metropoli contemporanea: un mondo dove si incontrano e si sovrappongono geografie differenti. Un’opera d’arte complessa, enigmatica, infinita”.

La città come opera d’arte, una cosa che ho sempre pensato non certo una novità. Ma forse è anche a questo che servono i libri. A sistemare cose che sai, a dare ordine a pensieri confusi, così che, tutti bene allineati, diventino conoscenza.

La città è il posto in cui vivo, in cui mi piace vivere. Mi attira la possibilità di un libro sulle sue architetture, i suoi spazi, i suoi significati. “Le nostre metropoli non sono più ‘città dello spazio’, governate da leggi prospettiche rigorose, ma ‘città delle situazioni’…luoghi plasmati da violenti conflitti tra identità e differenze, tra saperi e poteri”. Anche questo lo so, lo intuisco tutti i giorni salendo sulla metro o attraversando quartieri con la bici. Leggerlo conferma la mia esperienza, le dà valore e questo, non so perché, mi fa sentire parte di qualcosa.

Ma non leggo libri solo per cercare conferme. Leggere sul mondo in cui vivo mi aiuta a trovare parole nuove, mi spinge a guardare le cose da un’altra prospettiva. “La città di oggi è una città-lista… un elenco non lineare di episodi”. Eccola, la vista nuova, quella a cui non avevo pensato. E, con la parola, arriva la cosa, cioè un’altra luce, un altro mondo che vale la pena approfondire. La città come successione non lineare di episodi, come narrazione infinita, aperta a tutto.

E’ solo una singola frase, lo so, ma accende in me il desiderio di esserci. Che sia Milano o Napoli poco importa. Narrazioni diverse, tutte valide. Ora il sole splende sul frammento di città inquadrato dalla mia finestra. Un frammento piccolo, col giusto numero di alberi e di case. Io potrei continuare ma mi fermo. Ho sotto gli occhi un episodio appartato della grande lista.

Esco a farmi un giro.